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svastica stadio

GRAVELLONA TOCE- 25-01-2018-Ad ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali e antisemiti dei “puristi, mercoledì 24 gennaio a Gravellona Toce, presso il salone della biblioteca civica F. Camona di corso Roma 15, si è svolta a cura dell’amministrazione comunale una serata per celebrare la giornata della Memoria. I primi provvedimenti antirazziali, da parte del regime fascista, iniziano nel 1936/1937 con la guerra in Etiopia, per poi trasformarsi nel 1938, con i manifesti, i provvedimenti antisemiti contro gli ebrei in Italia e in Europa. Ospite della serata è stato Giovanni A. Cerutti, direttore scientifico dell’istituto storico della resistenza e della società di Novara e Vco, che ha raccontato le ricerche del suo libro intitolato “La svastica allo stadio”: storie di persecuzioni e resistenza nel mondo del calcio sotto il fascismo e nazismo. Cerutti ha illustrato al pubblico tocense, attraverso la storia e le figure di due grandi allenatori di calcio di origine ebrea Arpad Weisz, che fu gasato ad Auschwitz nel gennaio del 1944 e di Ernest Erbstein, che venne deportato da nazisti ma, che perì tragicamente nel maggio del 1949 a Superga con la squadra del grande Torino calcio. Arpad Weisz nasce in Ungheria, fu da prima giocatore e poi l’allenatore della squadra milanese dell’Internazionale, che poi si chiamò Ambrosiana, per volere del duce. Il mitico allenatore ungherese fu quello che conquistò il primo scudetto con l’Ambrosiana, quando il campionato di calcio si disputò con il girone all’italiana. Per alcuni mesi allenò anche il Novara, quando era in serie B e successivamente con il bologna vinse due scudetti. Con la promulgazione delle leggi raziali Weisz fu cacciato dalla società emiliana e dovette lasciare il Paese, in quanto era di origine ebrea. Ernest Erbstein invece, pur essendo stato anch’egli un perseguitato antisemita, si rifugiò in Olanda e anch’egli accusato di essere di origine ebrea. Erbstein diversamente dall’allenatore del Bologna Weisz, fu difeso e assistito durante la sua fuga dal presidente del Torino Ferruccio Novo tanto che, terminata la guerra, fu richiamato per allenare e far grande il Torino di Valentino Mazzola. “Questi due allenatori -ha ricordato Cerutti- ed molti ebrei e giocatori di calcio, come il forte mediano Bruno Neri, che non volle salutare il pubblico con il saluto fascista, furono vittime delle leggi raziali del regime nazifascista”. Storie quelle di Weisz, di Erbstein e di Neri, rimaste sconosciute e nell’oblio fino agli anni ’90. “L’ossessione dell’ideologia antisemita nazista -ha ricordato Cerutti-, fu talmente pervasiva che non risparmio neanche le leggendarie figure dello sport come per i due allenatori Weisz e Erbstein, che apportarono idee innovative sulla tecnica e della tattica nel gioco del calcio italiano”.

G.P.C.

 

 

 

 

 

 

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