GRAVELLONA TOCE- 01-11-2017- L’amministrazione comunale del sindaco Gianni Morandi vuole realizzare un ostello per i pellegrini, nella dependance dell’ex Villa del senatore Francesco Albertini. Le risorse economiche per la costruzione dell’ostello, circa 129 mila euro, dovrebbero arrivare attraverso il bando interreg dell’UE sulle Vie e Cammini per i Pellegrini. Capofila del progetto è il Comune di Omegna, tra i partener c’è anche il Comune di Gravellona Toce ed Enti privati e pubblici, Consorzi e Musei, Università e Associazioni del Vco e di Novara. Nell’ambito della kermesse culturale gravellonese, lunedì 30 ottobre, la giornalista e biologa Marilena Roversi Flury, nel raccontare la storia della abbazia di San Gallo in Svizzera, di Carlomanno fratello di Pipino il Breve, governatore Franco e monaco benedettino, ha svelato le ragioni dell’adesione al progetto interreg, sulle importanti vie transalpine e cammini per i pellegrini. “Fu il monaco irlandese San Colombano nel 612 -ha raccontato Roversi Flury- che voleva imporre la sua regola per la cristianizzare le genti, con un suo discepolo fonda l’abazia di San Martin Disintiz, nei pressi del lago di Costanza, ai confini tra la Svizzera e la Germania. Il monaco irlandese muore però senza riuscire a far approvare dal Papa la sua regola di cristianizzazione. Furono poi i monaci benedettini a proseguire nella sua opera e, soprattutto a costruire abazie, ospizi e ricoveri che servivano per il rifornimento di vettovaglie dei soldati e mercanti”. La grande via transalpina, aperta dai monaci benedettini, fu anche utilizzata da Carlomanno, quando divenne monaco benedettino si recò dal Papa e al suo ritorno per raggiungere l’abazia di San Gallo passò a Gravellona Toce. “Non abbiamo trovato documenti che accertano il suo passaggio -ha sottolineato la giornalista-, quando andò in visita al Papa a Roma ma, siamo sicuri che Carlomanno al suo ritorno da Cassino passò a Gravellona Toce”. La storia di Carlomanno, governatore Franco, monaco benedettino, è molto affascinante forse anche, perché nei vari secoli successivi alcune abazie furono bruciate e con esse andarono distrutti i documenti. “Ancora oggi a causa la distruzione della abazia di san Gallo -ha aggiunto la giornalista-, non siamo in grado di ricostruire tutta la storia di Carlomanno e di Pipino il Breve. Se si pensa che ancora oggi poco sappiamo sui Templarie e su fra dolcino che, sono arrivati 4 secoli dopo”. Per il folto pubblico affluito lunedì, alla serata con la giornalista Roversi Flury, dedicata alla via transalpina “Sulle traccia di Carlomanno”, ha appreso del progetto interreg e sull’importanza e il ruolo avuto dal nostro territorio nel 700 D.C..
G.P.C.