OMEGNA- 21-08-2017- Restituita alla comunità dei fedeli la cappella di San Vito,
interna alla collegiata Sant’Ambrogio che, dopo importanti restauri, si presenta con una nuova veste pulita assumendo anche il ruolo di cappella invernale. La celebrazione dei Vespri, cantati con il gruppo Cui da la Pescia di Crusinallo, ieri pomeriggio alle 17, ha radunato molti omegnesi alla cerimonia, in attesa di ascoltare il Vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, giunto appositamente per la cerimonia di inaugurazione dei lavori di restauro e per la celebrazione della messa, alle 18. Federico Poli, architetto cusiano residente ad Omegna, ha ricostruito il lungo iter che ha portato nel settembre 2016, all’avvio dei lavori che lui ha seguito passo dopo passo. Tutti avvenuti con l’autorizzazione della Soprintendenza, come ha ricordato, partendo dal l tetto della chiesa, il primo ad essere toccato a seguito di infiltrazioni di acqua che hanno portato alla caduta di stucchi e intonaci nel 2015. Al contributo di 220mila euro, derivati dal progetto “Borgo della Comunità” (adesione al Bando emblematico Cariplo, realizzato assieme al Comune, fondazione Maio e associazione Omegna Social Network) la parrocchia ne ha aggiunto altri 112 mila. Nel complesso 332 mila, di cui 222.675 stati stanziati completamente per la collegiata Sant’Ambrogio. La cappella di San Vito ha cambiato volto: resta immutato il coro ligneo ma adesso spicca, grazie al recupero dell’intonaco in calce delle mura sovrastanti, coperto in precedenza da un colore più cupo. Il crocifisso in marmo bianco che prima era sulla parete sud, quindi non visibile appena entrati, oggi trova collocazione sulla parete nord, sopra il coro. Completa l’arredo il nuovo altare, realizzato utilizzando il sarcofago di San Vito, in serpentino di Oira del 1611. A terra, davanti all’altare, nel pavimento un inserto riporta una frase di Papa Francesco. Alzando lo sguardo, nel centro della volta, l’affresco rappresentante il cenacolo, recuperato con appositi interventi, ne aumenta il prestigio, ravvivato dalla luce che penetra dalle vetrate artistiche, progettate dall’architetto Elena Azzimonti. Nuovo l’impianto elettrico e quello di riscaldamento. Questo angolo della chiesa è uno “sfondamento” dell’originale edificio religioso, come l’ha definito il Vescovo di Novara. Non solo Omegna ha nella chiesa tali ampliamenti, figli di riforme che si attuarono nei secoli nella religione cristiana. L’importante, come ha ricordato il Vescovo, è che non diventino mai “alternativa alla Chiesa principale a cui la comunità deve sempre guardare”. Infondo, come ha detto Francesca Zanetta della Fondazione Cariplo, da cui derivano buona parte dei contributi economici che hanno permesso i lavori, “c’è una piccola radice di ognuno di noi nelle chiese del proprio paese, e il recupero dei beni locali dev’essere un patrimonio di tutti che sta nel cuore di tutti, praticanti e non”. Le note del violoncello suonate da Elena Lombardo, intervallavano i tanti interventi. Anche il sindaco Marchioni, presente con alcuni componenti del Consiglio Comunale, ha portato il suo saluto. Da don Gian Mario ha ricevuto una “cavigiola”, un cuneo di legno usato nel 1614 per la costruzione del tetto della chiesa. E’ solo una scaglia che però assieme a tante altre, messe da chissà quante mani, ha tenuto, per anni, il tetto della chiesa, sotto il quale la comunità si è ritrovata, si ritrova e si ritroverà unita, custode di un patrimonio realizzato dagli uomini per gli uomini in nome di Dio.