VALSTRONA - 27-2-2024 -- In questi giorni la valle Strona è sulle cronache di giornali e tv per le polemiche nate dopo “La Messa del Lupo” celebrata dal Parroco don Gaudenzio Martini a Forno di Valstrona ed in seguito denunciato in Procura dall’AIDAA, una Associazione milanese di difesa per animali e ambiente.
Ma questa celebrazione, divenuta nel tempo una consuetudine valligiana, nasce anche da un fatto accaduto nel 1762 dove le cronache registrarono un’invasione da parte di un branco di lupi che interessò l’intera vallata.
Secondo i racconti lumeggiati da Ivo De Quarti, giornalista nonché facondo cantore del lago d’Orta per decenni, al Feudatario dell’epoca fu inviata una petizione affinché concedesse “a tutti coloro i cui armenti avessero patito l’infestazione ferina l’uso di adeguati schioppi ed archibugi atti alla difesa”.
Durante una di queste molte stagioni di caccia, il 14 gennaio del 1927 Festa di san Valentino, un allevatore giunto dalla vicina Ossola di nome Giovanni Borghini si era visto sbranare diversi capi del suo gregge.
L'uomo, esasperato, inseguì l'animale per un'intera giornata finche ne ebbe ragione.
La notizia, nell’Itaglietta del ventennio raccolse un grande interesse al punto che il Pittore Achille Beltrame fissò da par suo questo fatto su una copertina della famosissima “Domenica del Corriere” che così passò alla storia come l’ultimo lupo delle Alpi ucciso.
Ora, ad essere sotto accusa non è la naturale abilità predatoria dei lupi che rappresenta il loro istinto, ma bensì il trovare strumenti e strategie innovative ma capaci di difendere la proliferazione come pure chi è vittima della loro presenza, siano essi animali, allevatori o alpigiani.
Queste richieste risuonano adeguate ed indispensabili per chi vive la montagna e trae il proprio reddito dall’allevamento per cui è giunto il momento di rivedere le scelte fatte finora.