1

Comm Caduti 2

 

OMEGNA-28-11-2023-- Il 26 novembre del '44, al tocco, un partigiano, proveniente da via Manzoni, in bicicletta, imbocca via Mazzini e si trova di fronte, a pochi metri, una pattuglia tedesca che compie il servizio di ronda: armato di mitra il partigiano omegnese non ha alcuna esitazione, spara una raffica e ferisce uno dei militi della pattuglia, poi si da alla fuga e ripara presso una zia che abita alla periferia del capoluogo cusiano.

Omegna viene messa in stato d'assedio; il Comando del presidio nazista, che occupa i locali delle scuole comunali di via De Amicis, da inizio alla "caccia al partigiano", ma le ricerche hanno esito negativo.

Il comandante nazista prende la decisione di fucilare tre ostaggi nel caso che il partigiano responsabile del ferimento del soldato nazista non si presenti spontaneamente. Si rende inutile l'intervento di don Giuseppe Annichini perché il comandante nazista non vuole prestare attenzione alle ragioni avanzate dal sacerdote, ed è irremovibile. È domenica, i locali pubblici vengono sgomberati e la gente è costretta ad ammassarsi in piazza del Municipio. Dalla roccaforte di Gravellona Toce si porta ad Omegna un carro armato seguito da una camionetta carica di fascisti; ciò accresce la paura nella popolazione. I tre condannati a morte, Nando Menegola di anni 20, Ferdinando Rota di 21, operaio, e Carlo Signini di 39, padre di due bambine, operaio, tutti della divisione alpina "F. M. Beltrami", vengono prelevati dal carcere e trasportati nella piazza antistante il municipio di Omegna.

La sentenza viene pronunciata dal comandante nazista, l'esecuzione della "condanna a morte mediante fucilazione" viene effettuata da un plotone composto da fascisti. Agonizzante, uno dei tre partigiani viene "finito" da un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo sul viso da un giovanissimo teppista "nero". Il comando nazista autorizza don Giuseppe Annichini a provvedere al funerale.

A 79 anni dalla truce episodio che vide soccombere tre giovani partigiani, quale ritorsione da parte dei nazisti, sotto gli occhi atterriti della popolazione (bambini compresi, fatti uscire appositamente dalla scuola per assistere alla fucilazione), Omegna si è stretta attorno alla figlia di uno di quei martiri, accompagnata dai figli e da

due nipotine, per ricordare uno dei episodi più drammatici della lotta partigiana a pochi mesi dalla Liberazione.

“Per ricordare e per riaffermare che quegli ideali di pace, libertà e giustizia sociale, che stanno alla base della nostra Costituzione repubblicana - come ha ricordato il sindaco Daniele Berio - sono sempre attuali e vanno difesi dai continui attacchi di chi cerca, anche in sede parlamentare, di modificare ciò che invece va confermato e perseguito con tenacia e fermezza, a favore soprattutto delle giovani generazioni”.

Toccante è stata la testimonianza di Enrica Signini, figlia di uno dei tre giovani partigiani fucilati, che ha ricordato quell’episodio che le ha segnato così duramente la vita e quella dei suoi famigliari.

“La forza del ricordo, calata in un’attualità ricca di conflitti e di tante vittime innocenti in ogni parte del mondo, deve - secondo Raffaela Piloni, presidentessa della locale sezione dell’ANPI - farci riflettere e capire che la lotta per la pace è oggi l’obiettivo principale a cui tutti dobbiamo mirare”.

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Se prosegui nella navigazione di questo sito acconsenti l'utilizzo dei cookie.